Fin dagli anni ’80 la Vittoni percepisce le sue coreografie attraverso una visione filmica.
“Un assolo di danza non può esistere senza un luogo in cui filmare l’azione danzata”.
La danza viene quindi collocata nell’ambiente di origine, con dei limiti precisi, vincolanti il luogo e l’atmosfera.
Questo percorso fà nascere importanti lavori coreografici quali “La Spezia”. Nato come un assolo, questo lavoro si evolve in un film girato in 16mm, ambientato nella prima parte lungo il molo Italia della Spezia, dove Elisabetta coinvolge alcuni giovani marinai, facendoli danzare con lei. In collaborazione con le autorità militari della città, le è stato eccezionalmente concesso di effettuare le riprese del giuramento solenne. Per questo film Vittoni si avvale della regia della statunitense Mollie Davies.

“Elisabitangelo” girato nel 1988 in una villa del ‘700 è un video cresciuto attraverso due percorsi: il primo la danza, che si sviluppa in un giardino con ciottolato di marmo, ricreato poi nel 1990 a New York City nel teatro sperimentale Movement Research; il secondo girato all’interno della villa, in cui la Vittoni si allontana dal linguaggio della danza e si avvicina ad un canale espressivo più cinematografico, lavorando su inquadrature specifiche e movimenti fatti di gesti legati ad una storia-trama attinenti all’ambiente stesso.
Questo film è stato selezionato nel 1991, per la rassegna di Short Films all’Athology Film Archives di New York City, perchè considerato un piccolo cortometraggio .
In seguito Vittoni continua a far uso di video in molti dei suoi lavori quali: “Anima Marmorea” – girato nelle cave di marmo di Carrara – ed “Eleonordea”, girato a Portovenere, con molte scene in acqua.
La vera svolta verso il film come primo elemento rispetto alla danza, avviene con “In The Garden’s Mind”, creato nel 2008. Questo corto, percepito all’inizio come trio danzato e poi ridotto ad un piccolo film, è riuscito a vincere vari premi nelle sezioni cortometraggi, sia in Italia che all’estero.

La Vittoni rimane comunque legata al linguaggio della danza, plasmato da una ricerca filmica che lo trasforma, quasi naturalmente, in cortometraggio.